Play 2018 – 2

Dopo l’articolo introduttivo, iniziamo con i commenti sui giochi provati. Nell’indecisione su come affrontare l’argomento ho valutato di iniziare dalla parte che più mi attirerà le critiche, quella relativa alle delusioni, per poi proseguire nel prossimo pezzo su quelle che sono state le demo positive.

Primo titolo che non mi ha convinto del tutto è stato quello che avrei voluto giocare già a Cartoomics: Outlive.

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Prima che tutti saltiate sulle sedie ecco che spiego perchè questo gioco si trovi in questo articolo. Il gioco è ben strutturato con una meccanica accattivante, ma prima di tutto credo sia uscito nel momento sbagliato, quando nella mia testa è presente This war of Mine.

Il fatto di giocare una partita al titolo edito da Pendragon in maniera competitiva con gli altri è ottimo, ma allora ecco che alcune cose mi sono sembrate un po’ fuori posto ad esempio la parte relativa agli attacchi delle bestie o la forza dei personaggi.

Il fatto, poi, che sui meeple customizzati ci sia quel pugno nell’occhio dei numeroni mi ha fatto un po’ scendere l’entusiasmo per un titolo che avrebbe potuto essere un must-have se uscito prima di Lucca o tra un anno.

Altro gioco la cui meccanica è di una semplicità estrema, la grafica delle carte sensazionale e poi ha tanti piccoli coniglietti, ma alla fine non mi ha convinto è Bunny Kingdom.

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Titolo molto atteso a Modena non ha convinto per la caoticità del tabellone che rallenta il gioco al momento del computo dei punti a fine di ogni round e in quello del punteggio dovuto alle pergamene, tra le quali anche quelle che impongono un nuovo calcolo.

Se i primi due titoli sono stati penalizzati nelle mie valutazioni per alcuni aspetti non convincenti, ecco due titoli che forse semplicemente non sono nelle mie corde. Non apprezzo infatti i party games confusionari o i giochi con troppo intervento della dea bendata.

Il primo è Attack of the Jelly Monster gioco in cui tutti tirano freneticamente i propri dadi per poi agire su una plancia comune per avere la maggioranza un determinati settori per i quali si dovrà aumentare il valore del premio.

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Dadi, mani che si incrociano sul board e zero controllo nella confusione del gioco rendono l’eventuale vittoria quasi casuale. Come commentato a caldo sulla pagina facebook, se tutti i giocatori conoscessero il gioco, forse ci potrebbe essere una sorta di strategia, ma basta uno solo che “non abbia pieno controllo di quello che fa” per rendere tutto imprevedibile.

Secondo titolo provato che non ha trovato i miei gusti è Gretchinz!

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Una corsa nel deserto pieno di imprevisti su mezzi di fortuna che possono muoversi solo a zigzag e spararsi. Sembra interessante se non fosse per: i dadi che si tirano in continuo e le carte che si giocano al buio. Ovvero se non fosse come essere al casinò davanti alle slot.

Forse vedere le proprie carte e poter valutare quando sparare senza essere obbligati renderebbe il gioco più appetibile per me. Interessante il fatto che la strada si crei mano a mano che si avanza, ma se tanto poi il percorso lo decidono i dadi, cambia poco!

Passiamo quindi, nel finale del pezzo alle due più grandi delusioni. Giochi che non considero negativi perchè non siano nelle mie corde, ma perchè ho trovato decisamente poco divertenti.

Il primo è The Mind.

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Di questo titolo non capisco dove sia il gioco, se volessi giocare a questo sceglierei The game. Giocare ad un gioco già consolidato senza il suo divertimento non capisco come sia possibile, giocare a The  Game senza parlare sarebbe anche possibile, ma avere un solo mazzo e si dovr solamente salire diventa una sorta di lotteria.

Maggiore è stata, però la delusione per Carcosa.

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Tutti conosciamo Carcassonne e se questo è ancora un titolo che vende moltissimo ci sarà un motivo!

Indubbiamente un “aggiornamento” sarebbe anche ben accetto, ma farlo come è stato fatto per Carcosa non mi ha assolutamente convinto.

Le meccaniche sono state complicate in maniera non convincente, ma ancora peggio è quello che è stato fatto alla grafica. La fortuna di Carcassonne sono le tessere chiare, in Carcosa nella versione notturna, quella in cui si posizionano sul tavolo,  molte volte non si capisce cosa sia rappresentato e quindi anche la programmazione impone più tempo del previsto.

Il nuovo sistema di punteggio appare inoltre solo una complicazione di un meccanismo, come detto, ben oliato!

In chiusura ricordo che queste sono solamente le mie idee personali ed il successo di tutti questi titoli dimostra che non siano verità assolute. Vi rimando, quindi, al prossimo pezzo sui titoli che, invece, mi hanno convinto.


3 risposte a "Play 2018 – 2"

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