[MyGdr] Dungeon World II

La scatola rossa – parte seconda

Leandro riprese il racconto

“La mattina dopo Wag, Siver, Fabien e Rick partirono per Forte Bargle. Chiesi a Mulgra di sistemarsi con una ramazza in mano accanto al ponte dell’acciuga rossa e infatti li vide passare tutti. Erano armati di tutto punto, zaini e scudi in spalla, del Trono di Ferro nemmeno l’ombra.

Da qui in poi però cambia tutto.”

Sbuffò dalla pipa lungamente.

“Diciamo che mi sono dovuto fidare di quella famosa cara amica della gilda, di cui vi ho già accennato.

A quanto pare Rick ha fatto colpo su di lei, perché è riuscito al primo colpo ad interpretare un certo Grande Libro delle Avventure, che non ho mica capito di cosa stesse parlando.

Questa tipetta, ha parlato con i 4 avventurieri un attimo, e poi ha lanciato un potente incantesimo.”

Il ragazzo dei capponi disse: “Una magia di fuoco? Ha fatto comparire una spada? Gli ha fatto avvizzire la mano?”

“Ehi ma chi ti insegna queste cose?” Rispose la signora anziana, con lo sguardo preoccupato.

“Una volta mio cugino ha visto un tizio con gli occhi gialli che prendeva la fiamma di una candela e la ingrandiva fino ad accendere la legna dentro un intero camino!”

“Niente del genere, ragazzo. Solo un corvo, ha chiamato a sé un corvo che avrebbe seguito il piccolo gruppo per capire come si sarebbero comportati una volta alle prese con la missione.

La tipetta prendeva qualche appunto e poi mi ha spifferato tutto e così come lo ha detto a me, io lo dico a voi.”

Bè, quasi– pensò Leandro.

“Dopo una passeggiata all’aria fresca del mattino sulla strada maestra, i quattro imbucarono uno dei sentieri verso Nord e arrivarono a Forte Bargle seguendo infine una pista nella foresta.

Il forte ormai cadeva a pezzi perché nessuno ci metteva piede da un sacco di tempo, nemmeno le guardie si spingevano così lontano ormai. Le mura erano messe male, ma il forte nel cortile interno sembrava quasi integro.  All’esterno invece il vecchio portale era stato abbattuto, gettato davanti all’ingresso.

Conosciamo tutti la leggenda di Forte Bargle: decenni fa durante la guerra, un gruppo di guardie si asserragliò nel bastione e pur di tenere la posizione si lasciarono morire di fame, dopo quella battaglia nessuno osò più mettervi piede”.

Nella sala cadde il silenzio, nessuno capì se fosse stata pietà o disinteresse.

“I quattro si appollaiarono dietro alcuni alberi. Nessuno decideva cosa fare, così Siver Stark, prese l’iniziativa e fece un giro di perlustrazione vicino alle mura esterne o quello che ne rimaneva. Gli altri uscirono dal nascondiglio e Siver mentre rientrava dal quel giro, lanciò un urlo: un tentacolo grande come la gamba di un uomo sbucò fuori dal terreno. In un lampo il tentacolo afferrò Fabien, il sacerdote, e lo sollevò in aria. Wag si scagliò alla carica con la sua ascia e tranciò il tentacolo di netto.

Il terreno intorno a loro tremò e un attimo dopo emerse una specie di verme violaceo che urlava di rabbia e dolore. Era alto come le mura del forte e grosso come una giovane quercia. Aveva due tentacoli bianchi intorno alla bocca rotonda e irta di denti e altri ne spuntavano fuori dal corpo viscido.

Fabien era penzoloni in aria sollevato per la gamba, Rick riuscì ad allontanarsi in tempo e sembrava frastornato. Siver si lanciò alla carica, ma il verme lo respinse facendo volare la sua sottile spada.

Un tentacolo avvinghiò anche Wag, ma non riuscì a sollevarlo, Siver si alzò e tornò a combattere deciso a lanciare i suoi pugnali. Rick lanciò un incantesimo che fiondò una grossa pietra addosso alla testa del verme e per poco non beccava anche Fabien. Il verme urlò di dolore ancora e allargò la sua mostruosa bocca per sbranare Fabien.

Wag con la sua ascia staccò un altro tentacolo dal verme e Fabien riuscì a colpirlo col suo martello talmente forte da farsi mollare… per poi cadere sul terreno con una facciata poderosa!”

Nello stanzone, erano tutti “Oohh!”, e poi “Aahh!”, seguiti da “Dai, dai ammazzalo!”, oppure “L’avevo detto io che ci morivano!”. Leandro finalmente aveva il suo pubblico in pugno.

“Fabien cadde sul terreno sbattendo la faccia, Siver riuscì a piantare due pugnali nel corpo del verme e durante un ondeggiamento vide che dalle mura un piccolo gruppo di coboldi, cominciava a fare capolino e a prendere posizione con i loro piccoli archi.

SGROOM!”

Leandro alzò improvvisamente la voce e sbatté un bicchiere di peltro su un tavolo, tutti saltarono e risero.

“Rick lanciò una potente scarica magica addosso al verme colpendolo in pieno e facendolo incazzare di brutto, così allargò l’enorme bocca per masticare per bene Wag.

Fabien si alzò di fretta e decise di occuparsi dei coboldi che stavano per scagliare una salva di frecce su di loro, Siver lasciò indietro la sua spada e seguì Fabien impugnando il suo randello di legno.

Il verme provò a mordere il mezzorco, ma si trovò la grande ascia nella bocca che glielo impediva, poi Wag prese la mazza dall’anello che portava al fianco e lo colpì sulla testa fino a ficcargli nel cranio l’ascia che aveva in bocca.

Il verme cadde ai suoi piedi. Wag ora però doveva recuperare la sua arma da quell’ammasso disgustoso di sangue bianco e viscido, anche se non sembrava che gli facesse troppo schifo.

Fabien caricò i coboldi e sollevò lo scudo, ma si beccò lo stesso una freccia in una gamba, mentre Siver, nonostante i capelli bianchi, sembrava sapere molto bene come evitare le frecce. Tre coboldi caddero sotto i loro colpi e subito, come da loro abitudine, si ritirarono all’interno del cortile delle mura.

Tutti riuscirono a rifiatare un attimo.

Poco dopo i coboldi tornarono. Con il gruppo questa volta c’era anche un coboldo più grande e nero che trascinava una grande balestra da postazione carica, presa chissà dove.

Fabien e Siver si accorsero dell’arma così il primo sollevò lo scudo per deviare il grande quadrello, che però lo colpì di striscio, portandogli via lo spallaccio dell’armatura. Siver lanciò gli ultimi pugnali rimasti e sdraiò un altro mostro. Fabien e i coboldi si scagliarono l’uno contro gli altri e cominciò un altro scontro. Siver ci si buttò in mezzo poco dopo.

I coboldi, pessimi combattenti con le armi, si buttarono in avanti come furie alla ricerca della lotta, Azzannavano, mordevano e graffiavano. Alcuni avevano piccoli pugnali.

Siver fu buttato a terra e pugnalato alla schiena, Fabien ne mandò uno contro il muro con il suo martello, un altro gli strappò lo scudo e il combattimento diventò una grande rissa.

Dopo poco per terra c’erano 5 coboldi morti, Siver che si lamentava e Fabien seduto con la schiena contro un sasso, tutti gli altri mostri erano fuggiti.

Quando arrivarono Wag e Rick era tutto finito.

Si allontanarono dalle mura del forte e tornarono per un poco di tempo in foresta per leccarsi le ferite, gli scontri erano stati duri, ma tutti erano ancora in piedi, più o meno.”

Ormai nello stanzone della taverna c’era silenzio e un sottile senso di soddisfazione. Tutti avevano la pancia piena di salame e birra e nella testa galleggiavano allegre le immagini del racconto di Leandro.

Il vecchio ragazzo soffiò un altro sbuffo di fumo poderoso e grigio, le idee andavano riorganizzate.

“Ora c’erano quattro avventurieri dietro pochi alberi in foresta. Fabien si occupò delle sue ferite e della pugnalata che si era beccato Siver alla schiena. Per gli altri due appena qualche graffio che non meritava attenzione.

Poi entrarono nell’unico edificio ancora in piedi per la porta principale e non si sono visti per la notte fino al giorno successivo.”

“Ehi ma aspetta un attimo” intervenne la tunica rossa “com’è possibile che il Trono di Ferro si sia arreso così facilmente, volevano o non volevano la stessa missione?”

All’unisono lo sguardo di tutti passò dall’uomo a Leandro.

“Diciamo che la sera della partenza Faslic e Gedeone, quelli che avevano aggredito Wag, passarono qui in taverna a farsi una birra. Abbiamo offerto loro offerto il primo giro, con un bel rinforzino di liquore Kocvac dentro il boccale. Erano talmente entusiasti della bravata del pomeriggio che raccontavano tutto a tutti.

A quanto pare il Trono di Ferro li aveva davvero assoldati per andar dietro ai 4 del Braccio Armato e soffiargli la missione.

Ma poi i dadi hanno iniziato a girare, poi il secondo giro e il terzo… all’alba erano in strada ubriachi come stracci. Mi hanno detto che Faslic era ancora così ubriaco da non ricordarsi nemmeno se gli uomini camminano sui piedi o sulle mani.

Quindi… a quanto pare… gli uomini del Trono di Ferro sono partiti tardi dopotutto, mi hanno riferito addirittura solo prima del tramonto. Sono cose che capitano dopo tutto, non credete?”

Gli avventori si fecero tutti una bella risata, Leandro ghignava soddisfatto.

“Com’è andata a finire poi?” incalzarono più o meno tutti.

“E’ andata a finire che hanno trovato un po’ di bella roba lì dentro, oltre a qualche livido. Ah un’altra cosa: Gedeone e Faslic e gli altri uomini del Trono di Ferro sono riusciti a raggiungerli, c’è stato uno scontro epico, con magie e botte da orbi”.

“Ma quindi tutto qui non ci racconti più niente?”

“Bè se qualcuno di voi vuole sapere altro… – Leandro si sfregò indice e pollice – mi troverete nel retro”

Mulgra andò ad aprire la porta che dava all’esterno e il freddo tornò nello stanzone.


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