Una fiera disconnessa

Dopo anni MyGdt è tornato a Cartoomics.

Le cose nel Mondo sono cambiate parecchio dal lontano 2018 e non mi sento di dire che siano migliorate.

Cartoomics storicamente non è mai stata una Fiera orientata al gioco da tavolo ed il suo collegamento con la Milano Games Week non ha potuto che portare ad un ulteriore allontanamento, ma questa edizione è sembrata scostarsi anche dal core reale della manifestazione originaria: i comics.

Andiamo con ordine guardando come è stata costruita questa edizione della celebre Fiera milanese.

La manifestazione è stata strutturata nei consueti quattro padiglioni, dedicati uno ai games, uno al mondo dei creator, uno a comics e giochi da tavolo ed uno… vorrei dire al Folletto ed al Bimby che hanno trovato uno spazio fuori misura per la sensatezza della loro presenza, ma posso qualificarlo come per i cosplayer.

Il padiglione finale mi ha fatto pensare ad un ripostiglio di Lucca con la parte che riprende quanto presente sulle mura toscane e negozi di gadgets col corollario della parte Vorwerk.

La parte videogiochi e retrogames è invece sembrata essere la parte sacrificata con piccoli stand per programmatori indipendenti e qualche chicca relativa a memorabilia dell’archeologia del gaming per le quali mi sarebbe piaciuto sapere cosa ne pensassero i nativi digitali.

Nativi digitali che probabilmente non sono neanche arrivati all’ultima parte visto che si saranno fermati alla sezione principale della Fiera: il padiglione dei creators.

Un ampio spazio con show, meet and greet e tornei per giocatori online che risultava completamente intasato per gli spostamenti e con un’ampia partecipazione di visitatori.

Tutto quello descritto finora senza ancora una sola parola sui comics.

Il padiglione dedicato ai fumetti si è rivelato un immenso mercatone con tutti gli stand identici ed una parte minima realmente destinata alle case editrici.

Lo stesso spazio è stato anche condiviso con la parte di giochi da tavolo che vedeva pochi editori con qualche tavolo tra i quali spiccavano gli spazi enormi dedicati ad Heroquest, che continua ad essere presente dopo il suo ritorno sugli scaffali.

In questa parte è sembrato che non si volessero valorizzare i prodotti ed i loro produttori. Lo stesso fumetto o gioco da tavolo lo si trovava sia in uno shop “privato” spesso anche ben in vista sia nello stand dell’editore che in molti casi si limitava alla vendita di collezioni complete.

Sinceramente solamente negli stand di due case editrici Bonelli e Tunuè ho visto la presenza di autori per il firma copie con in particolare la casa di Dylan Dog che vendeva copie già autografate.

Quello che si è visto, quindi, è stata una fiera concepita per essere connessa col mondo moderno, ma che in realtà è apparsa uno show per i creator abbinato ad altri tre ambienti sconnessi con esso. Indubbiamente un grande evento per il mondo online contemporaneo, ma la fusione tra due realtà decisamente diverse è finita per penalizzare una di queste.

La domanda che mi sorge è quindi se l'”abbandono” da parte del mondo dei fumetti sia stato solo organizzativo o volontario sapendo che il fruitore medio sarebbe andato a seguire uno show nel padiglione creators.

Quello che è quindi uscito è una fiera che per migliorare potrebbe pensare di allargare le due sue anime verso i padiglioni “inutili” con ancora maggiore spazio per i creators, ma in questo caso più che per meet and greet per qualcosa di realmente creativo, e dello spazio reale per la parte comics e gdt con punti firma copie e più stand di editori per i primi e tavoli per i secondi.

Il vero peccato rimane, però la presenza di tanti, troppi stand di gadgets tutti uguali senza una specializzazione verso materiale che potrebbe realmente interessare anche il mondo nerd. Le buste mistery box dei manga si trovavano in almeno 5 posti diversi, ma avrei preferito un editore di grafic novel indipendente con un suo prodotto tutto da scoprire.

Il giudizio, quindi rimane un… boh. Una sospensione di valutazione perchè non c’è stata nessuna fiera se non un mercatino, uno show per creator, uno sgabuzzino per programmatori ed una esibizione di cosa ci si è persi sulle mura di Lucca se si è rimasti chiusi nel padiglione Carducci tutto il tempo.

Al termine di Cartoomics si rimane, quindi, con due grandi dubbi:

1 Ha avuto senso unire Cartoomics alla Milano Games Week? Ha portato vantaggi a qualcuno dei due?

Per me la risposta è no, specialmente per la parte Cartoomics, ma anche per la parte creators che forse potrebbe legittimamente, al giorno d’oggi, reclamare uno spazio proprio.

2 Le grandi case editrici di games/comics/giochi da tavolo, hanno interesse in una Fiera organizzata così?

E’ sembrato di no. I primi non erano presenti e si sono visti solo piccoli programmatori indipendenti mentre gli altri, forse anche per lo spostamento temporale poco dopo Lucca, sono sembrati assenti o meglio non interessati ad una manifestazione che dovrebbe rappresentare con Romics e Comicon una delle fiere a carattere territoriale più importanti in Italia ed in particolare questa destinata al pubblico di visitatori del Nord.


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