Giochi CON 2019

Siamo arrivati alla terza edizione della Giochi CON organizzata da Giochi sul nostro tavolo e la prima cosa che si può dire è: everything is bigger in Voltri.

Come ogni anno, il periodo Giugno/luglio è il momento della Giochi CON, una convention che si è imposta, pur essendo solo alla terza edizione, come un appuntamento importante nel panorama ludico per la presenza di case editrici pronte a portare le proprie novità ed i propri prototipi.

Quest’anno la location è stata spostata al PalaCep di Voltri permettendo quindi agli organizzatori di poter gestire maggior spazio per i tavoli e, ad esempio, per fare l’asta pazza senza raggruppare le persone tutte addossate sui tavoli di gioco.

Dopo aver solo citato il grande protagonista della giornata, il Gran caldo, che forse potrebbe far riflettere sul fatto di poter anticipare leggermente la CON ad inizio mese, se non a fine maggio, passiamo ai giochi provati.

Ho giocato decisamente molto, ho provato cinque novità e ritestato due giochi che erano già presenti a Modena Play.

Iniziamo con GateOnGames, che ha interpretato al meglio lo spirito della manifestazione portando tutti giochi ancora non presenti sul mercato.

Ho provato nuovamente Goryo, gioco che mi era piaciuto a Play ed ha confermato le impressioni iniziali. Una sfida tra due giocatori che si snoda tra ragionamenti e contro ragionamenti, che in questo caso mi sono stati fatali, ma a questa fiera non sono riuscito a vincere a nulla, quindi…

Dopo aver aperto la giornata con un gioco che già conoscevo, ecco le loro due novità: Couleurs de Paris e Mississippi Queen.

Couleurs de Paris è un gioco in cui si interpretano dei pittori che dovranno completare i loro quadri mescolando i colori necessari e posizionandoli sulla tela. La meccanica vede una plancia centrale su cui posizionare i propri meeple per selezionare l’azione ed una personale in cui si terranno i cubetti colorati ed i miglioramenti tecnici (maggiori colori, miglior abilità nel mescolarli e velocità di pittura).

Il gioco è interessante come argomento, bello sul tavolo e la meccanica di selezione delle azioni, con alcune che a turno sono vietate, spazi di selezione singoli, doppi e tripli e prenotazione a fine turno di una postazione, sono molto interessanti, ma alcune cose non mi sono particolarmente piaciute.

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Il gioco parte molto lento dato che si devono prendere i colori primari per poi cambiarli in secondari ed inizialmente si prelevano pochi cubetti e se ne cambiano ancora meno, successivamente e dopo questa lunga preparazione che consuma molti turni, ecco che il decollo del gioco non arriva, forse frenato anche dal fatto che, pur potendo pian piano prendere anche 4, 5, fino a 8 colori primari e potendo poi cambiarne molti più dei 2 iniziali, il tutto è limitato dai soli 12 che si possono tenere.

Questo punto penso freni un po’ il titolo e lo lascia in una fascia light, ma forse troppo leggera con l’incognita, non avendo finito la partita proprio per questo motivo, di tirare ad allungarsi la partita senza un reale sprint finale, sulla scatola sono segnato 20 minuti a giocatore e per un titolo così superare l’ora in 4 giocatori appare proprio eccessivo.

Mississippi Queen è un gioco che è da tempo sui tavoli dei giocatori, essendo lo Spiel des Jahres 1997, ma è stato rieditato e svecchiato.

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Il gioco è una corsa lungo il Mississippi, con un’interessante selezione delle tessere fiume che permettono di avere ogni partita diversa, per prendere due damigelle, che sono state lasciate su delle isolette lungo il corso del fiume, e portarle in un porto sicuro.

L’idea è indubbiamente valida, così come la selezione dei movimenti con le marce dei battelli che ricorda o a cui si sono ispirati per Vektorace, ma forse la partita che ho giocata non è stata la migliore per poter dare un giudizio realistico su questo titolo.

Giudizio che ho cercato di chiarire nella seconda partita a A thief’s fortune di Tesla Games dopo quella di Modena. Per questo titolo, pur rimanendo qualche dubbio sull’efficacia del suo particolare draft ed il fatto che l’interazione è quasi completamente assente, ho valutato che sia un titolo che apprezzo dato che, una volta visto sul tavolo, l’ho voluto rigiocare volentieri.

Tornando alle novità ecco Ishtar I giardini di Babilonia edito da ManCalamaro.

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Il gioco ci farà creare giardini dove prima ci saranno solo pietre e rocce. Nel setup si posizionano le pietre sulla mappa rappresentante il deserto ed un numero di fontane in base al numero di giocatori poi, con un procedimento di selezione delle tessere che ricorda quello caro a Rosenberg, si preleveranno degli spazi giardino al fine di formare quello più rigoglioso vicino all’unica fonte di acqua rappresentata dalle fontane.

Il gioco è stretto, quello sicuramente, ma forse lo è troppo dato che ogni tessera non corrisponde un’azione e questo ha portato tutti i giocatori a non far progredire la propria plancia.

Sarà stata la prima partita, ma alla fine il sistema di punteggio non è sembrato rispettare l’importanza degli elementi in gioco, ci si sarebbe aspettata una maggiore importanza per il controllo delle fontane mentre alla fine la differenza l’hanno fatta le carte albero che sono sostanzialmente le carte punteggio di Century.

Gioco decisamente diverso è Hats, in uscita da Thundergryph.

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Gioco di carte e collezione set che ha un twist carino nel fatto che lungo la partita si gioca al fine di modificare il valore finale dei diversi set presenti. La meccanica è semplice e ricorda molti altri giochi di carte, ma questa aggiunta diciamo “azionaria” crea comunque tensione al tavolo dato che tutte le informazioni sulla situazione dei giocatori è sul tavolo ed ognuno può agire per portare la partita a suo favore. Otto round sono veramente pochi ed ogni errore potrebbe essere fatale.

Interessante come in 2 e 3 si giochi competitivamente mentre in 4 si giochi a squadre come i normali giochi di carte. Titolo decisamente interessante nella sua leggerezza.

Lascio per ultimo il gioco che più mi è piaciuto: Greener.

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Greener è il secondo titolo della serie di giochi nel sacchetto della XV Games dopo Wizard’s Garden  e come il primo si è rivelato un ottimo astratto per due giocatori.

Il bianco ed il nero dovranno andare a “mangiare” le pedine del colore opposto o quelle verdi, che danno punti, muovendosi ortogonalmente fino ad arrivare su un altro cono. Quando non ci saranno più mosse possibili si conteranno i coni verdi nelle pile di ciascun colore, vale il cono in alto. Gioco dalla meccanica facilissima, ma che si è rivelato difficile da maneggiare, che non vedo l’ora di provare nuovamente.

Dopo questa abbuffata di giochi torno a parlare della manifestazione, che si è rivelata come sempre molto interessante e ben organizzata.

La nuova location, più grande e con un bar che ha fornito supporto con panini, acqua e gelati ne esce promossa, ma le premesse erano per una giornata di gioco fino alle 23.30 e purtroppo, visto i molti espositori in arrivo da lontano, intorno alle 18 tutto era già scemato. Penso che anche organizzativamente pensare di chiudere per le 19/20 possa essere fattibile.

Una cosa impensabile ad una Fiera, ma decisamente favorevole, è stata quella di avere veramente molti tavoli a disposizione potendo teoricamente giocare a tutto quello che si voleva, ma alcuni di questi erano completamente scoperti. Mi riferisco in particolare ad un titolo del quale attendo l’uscita dopo aver seguito la campagna kickstarter: Ocean Crisis, localizzato della Fever. Il gioco è stato sul tavolo tutto il giorno senza che nessuno lo facesse giocare.

Con questo ultimo spunto di riflessione per rendere ancora migliora la Giochi CON 2020 vi rimando ai prossimi articoli sul blog di questa torrida estate.